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Dal collasso delle Cinque Terre, Val di Vara e Lunigiana grida inascoltate

pubblicato il 05 novembre 2011
da: Virna Venerucci
e-mail: v.venerucci@ecoazioni.it

Riceviamo questo articolo da Pietro Laureano. Il disastro colpisce l’alta Toscana, in Lunigiana, Genova e il Levante Ligure, Val di Vara e Cinque Terre, queste ultime iscritte nella lista del Patrimonio Mondiale UNESCO......


per la sapienza millenaria nella gestione dei pendii tramite il sistema dei terrazzamenti.
Così altre perle del paesaggio italiano e meraviglie del mondo scompaiono lasciando morti e terre devastate.
Non è lecito attribuirne la responsabilità ad eventi imprevedibili del clima. Bombe d’acqua, trombe d’aria, alluvioni, frane, crisi idriche e idrogeologiche sono state largamente annunciate da tutti gli esperti e dalle Nazioni Unite. L’aumento progressivo della temperatura media del pianeta dovuto all’effetto serra, provocato dall’emissione di combustibili fossili dall’era industriale, è un dato ormai accertato e comprovato da studi regionali. Il più recente, realizzato dalla Confederazione Svizzera, prevede in Europa, entro il 2085, un aumento della temperatura media stagionale dai 3,2 ai 4,8 gradi Celsius. I dati, anche nelle più ottimistiche previsioni del pieno accoglimento degli accordi di Kyoto sulla diminuzione delle emissioni, comportano l’accentuarsi di fenomeni climatici estremi. Con l’aumentare della temperatura, infatti, cresce l’energia in circolazione, l’evaporazione e il movimento delle masse d’aria che possono provocare sia piogge intense con tempeste invernali e inondazioni, sia siccità estreme con onde di calore estive. Questi avvenimenti si innestano su una situazione di degrado dei suoli, abbandono del territorio, occupazione dello spazio e realizzazione di opere che rendono l’ambiente incapace di equilibrare i fenomeni meteorologici e, quindi, esposto alla catastrofe. Ormai è chiaro a tutti che questi eventi sono dovuti alla cementificazione degli alvei dei fiumi, alla costruzione nelle aree golenali, all’esodo dalle montagne, all’abbandono delle tecniche tradizionali di gestione dei boschi e dei suoli e alla realizzazione di bacini idrici.
Dobbiamo affrontare una crisi globale dovuta al modello di sviluppo, che crea distruzione dell’ambiente e delle conoscenze necessarie a gestirlo, e determina mutamento climatico e collasso degli ecosistemi. Lo stesso Jean Paul Trichet, presidente uscente della Banca Centrale Europea ha dichiarato che quella finanziaria è una crisi sistemica. La crescita economica è basata sulla pretesa della modernità di poter sfruttare le risorse naturali come inesauribili. Proprio i mercati, ritirando la loro fiducia, dimostrano di non credere più a questo modello che ha intaccato i fondamenti stessi della nostra possibilità di esistenza. In tutto il Pianeta nel 2011 il saldo tra risorse ambientali disponibili fino alla fine dell'anno e risorse consumate è andato già in deficit al mese di settembre (Global Footprint Network). Si sono cioè consumate, in solo nove mesi, le intere risorse che la Terra ha a disposizione per un anno. Nei tre mesi successivi si attinge, quindi, a un capitale ambientale non rinnovabile, determinando un disavanzo che non si può rimborsare: un passivo con la natura. La crisi economica è la dimostrazione del fallimento di un sistema che è in debito con il Pianeta intero. Occorre cambiare questo modello che mantiene i pendii e le montagne abbandonate, concentrando le popolazioni nelle città e sulle coste e impedisce a chi chiede lavoro in Italia di entrare.

Il paesaggio italiano conserva qualità e conoscenze straordinarie, va gestito come un giardino. E’ necessario, quindi, chiamare i giardinieri, dare lavoro, occasioni di studio e opportunità in questo campo a tutti coloro che si offrono. In Italia occorre investire in conoscenza, nel sapere dei luoghi e della tradizione: un’autorità nazionale sul paesaggio potrebbe varare strategie di manutenzione e di gestione, e promuovere ricerca e occupazione. Un programma del genere può essere finanziato con buoni del tesoro che sarebbero sottoscritti perché saremmo finalmente credibili, verso l’umanità e il Pianeta intero
Pietro Laureano


Appello e video dell'International Traditional Knowledge Institute (ITKI) dell'UNESCO sul disastro alle 5 Terre, Val di Vara e Lunigiana.



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